I CAPRICCI ED Il SENSO DEL LIMITE.

Cosa vuol dire “fare i capricci”?

Non esistono “bambini capricciosi” ma esistono bambini che fanno i capricci e che diventano capricciosi perché trovano altro modo di comportarsi.

Per un bambino piccolo “fare i capricci” è una modalità di comunicare il suo disagio e/o il suo disappunto. In genere il capriccio deriva da uno stato di frustrazione che il bimbo non sa gestire e che comunica quindi con tale modalità. E’ importante verificare che tale comportamento non nasconda, innanzitutto, un malessere fisico. Spesso i bambini diventano più testardi ed irritabili quando non stanno bene o si stanno per ammalare. Un capriccio puo’ essere fatto per stanchezza, poiché il bimbo non gestisce bene in questa situazione la propria frustrazione, o per rabbia, insicurezza, ansia, o più semplicemente per ottenere qualcosa di molto desiderato. Ci sono mille sfumature e mille possibilità, da valutare momento per momento.

Cognitivamente il bimbo, soprattutto se piccolo, ha ancora una nozione piuttosto vaga delle possibilità che il mondo reale offre e tende a considerarle come infinite. Attraverso il capriccio può infatti mettere alla prova il senso del limite posto dagli adulti e verificare le possibilità che la realtà offre, esercitarsi nel distinguere quello che si può fare e quello che non si può fare.

L’adulto, ed in particolare il genitore, rappresenta per il bambino un punto di riferimento affettivo ma anche normativo. Il bambino ha bisogno di metterlo alla prova per capire fin dove puo’ arrivare, fin dove l’amore protettivo della figura di riferimento lo può accontentare o meno.

E’ fondamentale per il genitore cercare di comprendere cosa si nasconde dietro al capriccio. Il bimbo può, ad esempio, avere bisogno di essere rassicurato o semplicemente di mettere l’adulto alla prova.

Quest’ultimo caso è, in generale, il più diffuso ed è fondamentale che l’adulto sappia gestire l’evento nel modo più corretto.

Troppo volte i genitori si mostrano in difficoltà nel gestire i capricci dei figli e finiscono per accontentarli pur di non incorrere in una “scenata”. Tale atteggiamento, a lungo andare, va a discapito del figlio che crescere con la sensazione di poter ottenere sempre quello che vuole e di poter “manipolare” gli adulti. Quando questo accade viene danneggiato il senso di sicurezza del bambino e la sua capacità di gestire la propria frustrazione rispetto agli eventi della vita.

Con queste affermazioni non si propone al genitore di avere un atteggiamento repressivo né rigido, anzi, è opportuno valutare di volta in volta la situazione per gestirla nel modo milgiore possibile.

E’ importante ad esempio in certi casi proporre delle mediazioni al bimbo e fornirgli la possibilità di trovare una via di uscita dal suo comportamento.

Ogni adulto, a seconda della sua indole o della sua modalità di entrare in relazione, dovrà trovare il suo modo di gestire il capriccio senza forzarsi e senza assumere atteggiamenti non sentiti propri. Il messaggio fondamentale che però deve sempre passare al bambino è che c’è qualcuno più grande di lui che sa aiutarlo e stargli accanto anche quando lui perde il controllo, che sa indicargli cosa si puo’ o non si puo’ fare e cosa è pericoloso per lui.