FIABA ED INCONSCIO
Scondo la psicologia Junghiana la fiaba ci parla delle problematiche psicologiche che caratterizzano una determinata epoca; in essa trova voce e forma l’Inconscio Collettivo che appartiene a una cultura o ad una determinata situazione storica.
Il Racconto dei racconti di Matteo Garrone è una rivisitazione di 3 fiabe, tratte dal libro Lo cunti de li cunti di Giambattista Basile, autore napoletano del XVII secolo. Il film è una favola moderna con l’energia e la potenza evocativa che solo l’inconscio collettivo può avere.
IL FILM
La prima storia narra di una regina sterile che desidera sopra ogni cosa un figlio; in parallelo compare la vicenda di un re, padre distratto, ossessivo e ripiegato su se stesso; compare infine un re-satano, perso nei piaceri della carne ed inorridito dall’idea della vecchiaia, a cui fanno da contraltare 2 anziane filatrici che cercano di ritornare giovani.
LA REGINA STERILE …LA MATERNITA’ A TUTTI I COSTI
La scena iniziale ci presenta un drago marino, una creatura che abita le profondità inconsce, un mostro il cui cuore salverà la regina dalla propria sterilità. Il re muore nella lotta contro il drago ma questo lutto non reca nessun dolore nella moglie; la donna sbrana il cuore pulsante del drago, cucinato per lei da una serva, e partorisce un figlio albino.
Con la sua brama di diventare madre la regina sacrifica il re che rappresenta l’uomo della coppia ma anche il principio maschile.
Nella stessa notte la serva, quella stessa vergine che ha cucinato per la regina, ha anch’essa una miracolosa gravidanza. Vengono quindi alla luce 2 gemelli albini, un principe ed un popolano, le cui vite scorreranno parallele ed intrecciate.
La regina vive morbosamente legata al figlio che vuole tutto per sé; ma il ragazzo ed il fratello hanno un profondo legame di sangue e di destino; la vita dell’uno sarà sempre legata a quella dell’altro.
IL COMPLESSO MATERNO NEGATIVO
Questa prima vicenda illustra un complesso materno negativo; una regina vorace tenta di divorare il figlio e mette tutta la potenza del suo maleficio nell’intento di tenerlo legato a sé.
In questa fiaba il re muore nel tentativo di accontentare l’ossessivo desiderio di maternità della moglie. Simbolicamente questo evento sembra essere un richiamo alla ricerca sempre più medicalizzata ed esasperata della maternità che caratterizza il nostro tempo. La regina rappresenta un femminile divoratore, pervaso di ombra e di controllo, che mette seriamente in pericolo l’esistenza dei figli. Volere un figlio ad ogni costo, puo’ portare a conseguenze negative sia per il futuro nascituro che per la coppia. Molte coppie che non riescono ad avere figli naufragano sotto il peso di questo desiderio poichè viene meno la dimensione dell’Eros.
La madri streghe lasciano poco spazio ai figli poichè vogliono tenerli in loro potere. Il crescere ed il differenziarsi dai propri genitori è cio’ che permette di diventare adulti. Si cresce e si diventa autonomi allontanandosi dalla famiglia d’origine. Perchè questo avvenga è necessario fare esperienza della vita e di sè. Così fa il gemello albino, nato dalla serva, che si allontana dal castello.
Per crescere una parte di noi deve lasciare la casa materna ed andare nel mondo in cerca di fortuna. Il popolano, anche dopo essersi allontanato dal fratello, conserva un profondo legame con gemello, come a dire che una parte di noi rimane sempre nel luogo della madre.
IL CONTATTO CON L’OMBRA
L’alter ego del principe, forse l’Ombra direbbe Jung, rappresenta infatti non solo, classicamente, cio’ che è oscuro e negativo, ma anche le risorse e gli aspetti di noi dei quali siamo inconsapevoli. Il fratello povero lascia la reggia e si costruisce un destino. Il suo complesso materno negativo tornerà però a metterlo in pericolo: un giorno incontra un terribile mostro, una madre-drago, una vorace dipendenza o una problematica che lo metterà in pericolo. A salvarlo sarà l’antico patto di reciproca amicizia intrecciato con il principe.
In una società dove il padre, quale rappresentante della regole e del limite, è scomparso, il rischio di essere fagocitati dalla madre, e di perdere la vita, è reale. Solo il forte legame con una parte di noi profondamente cosciente della propria storia puo’ salvarci.
IL PADRE CHE IMPRIGIONA
Parallelamente a questa storia se ne svolge un’altra, anch’essa legata al tema del rapporto fra genitore e figlio, la vicenda di un re che vuole tenere legata a sé la figlia.
Un re morboso, alleva in segretezza una pulce e si distrae per questo da tutti i suoi compiti; il piccolo parassita cresce fino a diventare un enorme mostro. Il re è patologicamente concentrato sulla propria bestia interiore, così come la regina era vorace, lui è ossessivamente legato alla propria orribile creatura.
La principessa è desiderosa di aprirsi alla vita e, pur amando il padre, percepisce in lui un terribile segreto. Siamo di fronte, in questo caso, alla rappresentazione di un complesso paterno negativo. Il re vuole tenere legata a sè la figlia e la promette in sposa a colui che indovinerà la risposta ad un impossibile quesito.
In questa famiglia reale manca la madre, il principio femminile, che potrebbe tutelare la figlia da un duro destino, andare cioè in sposa ad una sorta di primitivo uomo delle caverne. Contro le aspettative del re stesso, infatti, solo un orco/uomo primitivo sarà in grado di dare la risposta corretta all’indovinello e sposare la principessa. La ragazza viene trascinata in un eremo dall’orco e qui diventa la sua sposa, fino a quando una famiglia di saltimbanchi non la aiuterà a fuggire.
IL COMPLESSO PATERNO E L’ANIMUS NEGATIVO
In questo racconto è l’ombra del padre che incombe sulla possibilità di autonomia della figlia. Un padre distratto e morboso, forse a rappresentare la costante ossessione per la tecnologia e/o per cio’ che risucchia le energie vitali e le sottrae a ciò che è importante, cioè, gli affetti e l’attenzione per gli altri.
Trovare uno sposo adeguato per la donna, significa a livello psicologico, incontrare il proprio Animus e divenire in grado di agire nel mondo. La principessa a causa dell’incuria del padre finisce per sposare un orco, un essere primitivo e violento, che la destina ad una vita di isolamento ed analfabetismo emotivo. Solo dopo molte peripezie la ragazza riuscirà a sfuggirgli ed a tornare alla corte. Sarà fondamentale l’incontro con una famiglia di saltimbanchi, con una realtà famigliare più sana in cui la principessa puo’ imparare ad entrare in contatto con le dimensioni del fuoco che rappresenta il mondo dell’emozione. Il principio femminile, così come accade a molte ragazze della nostra epoca, si rapporta con un Animus negativo, un principio maschile rozzo e primitivo. Tale maschile garantisce una mera sopravvivenza biologica ma non ha possibilità di parola, lascia in un analfabetismo emotivo e nell’impossibilità reale di comunicare. Subentrano allora agiti violenti contro se stessi come l’autolesionismo o il disturbo alimentare. Il percorso individuativo per la donna richiede allora di entrare in contatto con il mondo delle emozioni che l’atteggiamneto del padre ha impedito.
IL RE OSSESSIONATO DALLA GIOVINEZZA: LA PAURA DI INVECCHIARE
La terza favola infine, che si intreccia alle precedenti, è quella di un re ossessionato dai piaceri della carne, che viene ingannato e si unisce in matrimonio che una vecchia filatrice che ha le sembiaze di una giovane e bellisisma donna.
La paura di invecchiare e del trascorrere del tempo sono i temi fondamentali di questa terza vicenda. Le due filatrici cercano di tornare giovani e di ingannare il re. Esse rapresentano una dimensione dell’Anima del re, decandente e priva del senso del tempo.
L’immagine del filare legato alle tema del destino perde qui il suo simbolismo di accettazione degli eventi e delle fasi della vita e diviene un patologico desiderio di eterna giovinezza. Siamo in presenza di un Io debole, di un femminile che si sottopone ad atroci sevizie nella speranza di ritrovare la giovinezza perduta. Entrambi, maschile e femminile, fanno i conti con la vecchiaia e con l’ossessione della ricerca, spesso perseguita con estenuanti e dolorosi interventi chirurgici, di una giovinezza irreale. La nostra società non riesce a fare i conti con l’idea della vecchiaia e con essa con l’idea della morte.
LA FRAGILITA’ DELL’IO
Tre fiabe che raccontano 3 fondamentali tratti della nostra epoca: la paura di invecchiare, la difficoltà di crescere e diventare autonomi in entrambi i generi. Lo squilibrio tra il principio maschile e quello femminile.
Il film di Garrone disegna con sapiente maestria alcune figure archetipiche molto esemplificative dei problemi dell’attualità.
L’epilogo del film, vede il principe, sopravvissuto alla madre e la principessa, scampata al matrimonio con l’orco, nuovamente alla corte.
La vicenda si chiude con l’emblematica immagine di un funambolo che cammina su una corda tesa ed infuocata, una metafora di quanto sia difficile crescere e diventare adulti nel contesto attuale, e di quanto l’Io sia fragile ed instabile nella nostra società.