Alaska

psicologa psicoterapeuta Torino
IL FILM
Fausto e Nadine si incontrano a Parigi, da subito si amano e da subito le loro vite si incrociano in un vortice di amore e violenza.
All’inizio del film è Fausto a scontare la colpa di una fatale bravata per fare colpo su Nadine. Lei lo attenderà, inaspettatamente,  per due lunghi anni alla fine dei quali finalmente potranno conoscersi ed amarsi. Così come è accaduto per Fausto anche Nadine andrà incontro ad un drammatico destino in un escalation di violenza che la porterà a finire in carcere.

 LA PERSONALITA’ BORDERLINE
I due protagonisti sono quelli che in gergo psicologico si definiscono due personalità borderline: entrambi sono impulsivi e violenti; entrambi sono animati da una potente voglia di riscatto che li porterà ad essere, l’uno per l’altro, motore di un drammatico destino fatto di violenza ed espiazione.
Il disturbo di personalità borderline si definisce per la mancanza di una regolazione emotiva e la tendenza agli agiti, ad effettuare cioè azioni, talvolta violente contro di sè o contro gli altri.
Oltre la diagnosi psicologica, tema dibattuto e molto complesso, che non ci interessa qui approfondire, ci interessa sottolineare il racconto di una passione autodistruttiva ma anche salvifica, così come lo possono essere alcuni amori in alcune vite estreme.
L’ALASKA: IL VUOTO ESISTENZIALE
Fausto e Nadine fuggono dalla loro povertà e da una profonda solitudine esistenziale. Una delle caratteristiche della personalità borderline è il pervasivo senso di vuoto che le persone vivono.
L’Alaska è un luogo metaforico freddo ed inospitale dove i due protagonisti si trovano a vivere privi di riferimenti affettivi e famigliari. E’ in questo paesaggio esistenziale che i due ragazzi si incontrano e si innamorano. Alaska è anche il nome del locale che Fausto riesce a fare decollare, riscattandosi dalla propria condizione sociale di anonimato e povertà. Un posto violento e superficiale che fa guadagnare al protagonista molti soldi ma che lo allontanerà dalla possibilità di una vita normale.
L’ANIMUS/A  e L’OMBRA
Jung chiama ANIMUS (per le donne) o ANIMA (per gli uomini) quella parte dell’inconscio personale che viene proiettato sul partner e che concorre a  fare sì che ci si innamori dell’altro. L’amore quindi come parte di un insondabile mistero in cui anche l’inconscio fa la sua parte. Quando il nostro Animus/a è permeato di Ombra, inevitabilmente gli incontri verso cui ci condurrà saranno anch’essi legati all’Ombra, legati alle trame di un destino che potrà essere doloroso e metterci in contatto con tutto quello da cui abbiamo tentato di sfuggire a livello conscio. Così accade per i due protagonisti. Fausto e Nadine corrono incontro ad un destino duro e inesorabile così come lo sono state, possiamo immaginare, le loro vite prima di incontrarsi. Entrambi aspirano ad una vita migliore. Entrambi sono violenti e disperatamente convinti di meritare un futuro diverso e di doverselo prendere a tutti i costi. In entrambi c’è anche una forte pulsione autodistruttiva proiettata sull’altro, una colpa inconscia che li porterà in prigione. Si potrebbe dire che entrambi condividono e proiettano sull’altro i propri aspetti di Ombra, i loro lati negativi.
LA PRIGIONE
In questa storia la prigione diviene luogo dell’attesa dell’altro, una situazione di stallo esistenziale dove fare i conti con se stessi ma dove incontrare anche solidarietà ed affetto. Un luogo dell’espiazione della colpa e del ridimensionamento delle proprie fantasie onnipotenti.
L’epilogo del film ha toni romantici e drammatici al contempo. Non sembra possibile per i due protagonisti essere liberi e felici insieme. L’attesa e l’isolamento divengono spazio di ricerca di sé, inesorabile e necessario prima di poter essere in relazione con l’altro.
L’amore dunque come passione ma anche come possibilità di individuarsi e di venire a patti con la propria Ombra autodistruttiva. L’amore come salvezza e come attesa dell’altro e della possibilità di incontrarlo.