NARCISISMO PATOLOGICO E DIPENDENZA AFFETTIVA

Odasso psicologa Torino

Il narcisismo è una delle problematiche psicologiche più diffuse nella nostra epoca; al di là di una generica connotazione che ci riguarda tutti come appartenenti ad una cultura legata all’apparire  bisogna distinguere un vero e proprio disturbo di personalità ed alcuni tratti fortemente patologici che caratterizzano alcune persone.

IL DISTURBO DI PERSONALITA’NARCISISTICO

Si definisce con il termine disturbo di personalità narcisistico secondo i criteri del Dsm V colui che presenta:

  • Un’esagerata, infondata sensazione della propria importanza e dei propri talenti (la grandiosità)
  • Preoccupazione con fantasie di successi senza limiti, influenza, potere, intelligenza, bellezza, o amore perfetto
  • Convinzione di essere speciali e unici e di doversi associare solo a persone di altissimo livello
  • Un bisogno di essere incondizionatamente ammirati
  • Una sensazione di privilegio
  • Sfruttamento degli altri per raggiungere i propri obiettivi
  • Mancanza di empatia
  • Invidia degli altri e convinzione che gli altri li invidino
  • Arroganza e superbia

Tali sintomi chiaramente variano a seconda della gravità e della pervasività del disturbo. Chi è affetto da tale problematica ha spesso buone aree di funzionamento sociale ed è una persona di successo. Il deficit si presenta nelle relazioni personali strette ed in particolar modo in quelle affettive.

NARCISISMO MALIGNO:  POTERE E MANIPOLAZIONE

Il narcisista maligno è generalmente un manipolatore che imposta le relazioni secondo una logica di potere, l’unica da lui conosciuta.

I meccanismi più spesso usati sono quelli della svalutazione, della manipolazione e della negazione dei propri ed altrui sentimenti.

Sotto l’apparenza di grandiosità del narcisista si nasconde infatti un senso di autostima molto fragile che deve essere ipe-rcompensato con la sensazione di poter “gestire gli altri” ed il loro mondo emotivo. Questo avviene poiché il narcisista, uomo o donna che sia, ha una profonda paura di entrare in relazione con le proprie emozioni ed i propri sentimenti.

NARCISMO ED INFANZIA

L’infanzia di tali persone è caratterizzata infatti da aperta svalutazione da parte dei caregiver o da situazioni in cui la persona viene esageratamente identificata con alcuni tratti della sua personalità a sfavore di altri. In ogni caso il bambino non si sente visto né amato per quello che è ma solo in funzione di come può rispecchiare esigenze o aspettative degli adulti per lui significativi e questo pregiudica il suo sano sviluppo ed il suo senso di sè.

Poiché nessuno si è preso cura di questo bambino lui non sarà capace di sviluppare un senso di sé solido e positivo in grado di farlo sentire meritevole di amore. Proprio per evitare il sentimento di fragilità ed abbandono, a cui è stato sottoposto in passato, il narcisista teme le relazioni e fa in modo di gestire gli altri nella speranza di non subire nuove svalutazioni o abbandoni.

Il termine maligno non si riferisce ad un giudizio morale sul comportamento del narcisista ma piuttosto alle conseguenze che possono portare i suoi comportamenti sul benessere delle persone che lo circondano.

Poiché il Narcisista non è in contatto con il proprio mondo emotivo non è capace di provare empatia nei confronti degli altri. Il suo unico intento è quello di preservare il suo senso di autostima vacillante; per questo le persone che gli sono vicine finisco, prima o poi, con subire danni emotivi e/o reali a seguito del suo comportamento.

I MECCANISMI DI DIFESANDEL NARCISISTA

Nelle relazioni personali il narciso tende a cercare “vittime” da manipolare per nutrire se stesso ed il proprio mondo emotivo desertificato.

IDEALIZZAZIONE

Tipicamente utilizza dapprima il meccanismo dell’idealizzazione rispetto a caratteristiche che la persona da lui prescelta come bersaglio immagina possa avere (stima di sé, solarità, successo). Di solito studia a lungo le sue possibili vittime prima di avvicinarsi a loro poiché cerca di omologarsi ad un ideale che percepisce come quello significativo per quella persona.

Quando è entrato con questa modalità seduttiva in relazione con la vittima, ed ha fatto in modo che questa lo abbia fatto entrare nella sua sfera di intimità, inizia un duro attacco svalutante a quella stessa persona nel tentativo di ferirla e di negarne l’importanza.

Non tutti i narcisisti agiscono con consapevolezza tali meccanismi. Ad una freddezza calcolatrice può affiancarsi anche una totale inconsapevolezza dei propri agiti a seconda della gravità del disturbo. Il così detto “narcisista maligno” è molto freddo e pianifica scientemente le sue seduzioni; le persone che presentano invece solo tratti narcisisti possono agire senza premeditazione secondo schemi inconsci.

SVALUTAZIONE

In linea generale la vittima viene scaraventata in un’altalena di emozioni e situazioni negative, tanto più frustanti quando più è stata importante la iper-valutazione seduttiva, che il narcisista ha utilizzato per legarla a sé. Le emozioni provate dalle vittime dei narcisisti sono quelle stesse a cui i narcisisti sfuggono.

Entrare in contatto con la tristezza e l’abbandono rappresenterebbe per loro un pericolo depressivo o disgregativo troppo grande, per questo fanno in modo di farlo subire agli altri nel tentativo di non subirlo loro stessi.

TRIANGOLAZIONE E SCARTO

Un ulteriore meccanismo di difesa del manipolatore è poi la triangolazione, la vittima, spesso, il o la partner, vengono “scartate” in favore di una nuova persona rappresentata come migliore e più soddisfacente secondo i criteri di ricerca del narcisista. Tali persone devono garantire  ammirazione incondizionata, dipendenza dalla sua figura e inclinazione ad essere a loro volta manipolate.

In realtà lo scarto avviene quando il manipolatore capisce di non avere più presa sul “vecchio partner” che impara a comprendere i suoi meccanismi svalutanti e lentamente inizia a distanziarsi da lui. Il narcisista utilizza tale triangolazione per tenere tale persona ancora in scacco con un’ulteriore svalutazione e denigrazione e contemporaneamente inizia ad addestrare una nuova vittima inconsapevole che sostituirà quella precedente.

L’addestramento, per quando la parola possa sembrare eccessiva e crudele, è purtroppo reale poiché il nuovo, o la nuova partner, vengono sottoposti ad una vero e proprio percorso di addestramenti fatto di rinforzi dapprima positivi e poi, man mano che la relazione avanza, sempre più negativi

Il focus dei suoi comportamenti è in sostanza il tentativo disperato di non essere nuovamente abbandonato e denigrato così come è avvenuto nella sua infanzia. Il nuovo partner non sarà a conoscenza di tutti i meccanismi e fornirà al narcisista un nuovo alimento emotivo per la sua autostima.

LA VITTIMA DEL NARCISISTA

Le vittime del narcisista sono generalmente persone con un mondo emotivo ricco e buone capacità di percepire gli stati d’animo degli altri; proprio per questo sono l’ideale partner del narcisista perché sono in grado di sentire profondamente le emozioni e lo aiutano in qualche modo a sentirsi vivo. In questo situazione però non c’è reciprocità poiché il narcisista non può ricambiare tali emozioni e tende semplicemente ad usare l’altro. C’è un rispecchiamento che è univoco e dopo una prima breve fase positiva in cui il partner nel narcisista si sente compreso e amato subentrano la svalutazione ed infine lo scarto.

LA LUNA DI MIELE

Nonostante questo le relazioni di questo tipo sono profondamente solide ed è difficile per la vittima uscirne. Il narcisista è molto abile nella cosi detta “fase della luna di miele” nel simulare interesse genuino e stima per la sua vittima, creando quindi una sorta di dipendenza da tale gratificazione che quando viene a mancare getta la persona in un profondo senso di isolamento ed abbandono.

Il repentino ed inaspettato cambio di registro emotivo genera infatti una forte dissonanza cognitiva nella vittima che non comprende più quale sia la realtà emotiva della relazione ed inizia a dubitare di se stesso e delle proprie percezioni. Tanto più il suo partner narcisista sarà malato tanto più potenti saranno i meccanismi che lo legheranno alla relazione.

LA DIPENDENZA AFFETTIVA

Il partner del narcisista ha spesso un tema fortemente abbandonico ed è una personalità con tratti dipendenti. Sebbene con un mondo emotivo ricco queste persone sono esse stesse molto fragili ed hanno esperienze infantili traumatizzanti. L’incastro della coppia vittima-carnefice, narcisista-dipenente affettivo diviene quindi molto solido poiché il partner dipendente teme profondamente l’abbandono e continua a ricercare la gratificazione del primo periodo della relazione senza poter ammettere e comprendere di essere stato ingannato o di essersi ingannato. La dipendenza affettiva, così come avviene nelle relazioni vittima-carnefice è reciproca e si può effettivamente parlare di co-dipendenza.

La relazione si consolida poiché, così come avviene in tutte le relazioni, ma più specificatamente in quelle caratterizzate dalla dinamica narcisista-dipendente, il partner empatico proietta sul narciso alcuni contenuti inconsci delle proprie esperienze infantili. La relazione svalutante ed abbandonica riproduce alcuni suoi vissuti traumatici che fanno da collante alla relazione. Queste cosìdette vittime hanno a loro volta delle ferite narcisistiche molto profonde declinate su versanti meno patologiche rispetto al partner ma pur sempre irrisolte. Il partner narcisista può rappresentare allora, soprattutto all’inizio della relazione, una persona su cui proiettare il proprio bisogno di affetto ed il proprio ideale al di là delle reali caratteristiche del narcisista che proprio per sua natura non può conoscersi e farsi conoscere per quello che è.

Solo con un profondo lavoro su di sé la vittima del narcisista può ritirare tale proiezione e comprendere la realtà manipolativa del partner.

NARCISISMO SANO VERSUS NARCISISMO PATOLOGICO

Il Narcisismo è una dimensione che caratterizza ognuno di noi anche se in maggior o minor misura. In una personalità nella norma esso ha la funzione di preservare se stessi ed il proprio senso di autostima. Ognuno di noi cerca un rispecchiamento nell’altro e si nutre della stima e del riconoscimento altrui. Le relazioni ci alimentano e ci restituiscono il nostro senso di identità. Nel narcisista patologico tale bisogno è assolutamente esasperato e si accompagna con l’impossibilità di riconoscere il valore dell’altro come anche il valore di se stesso. Il valore della persona in se stessa e della sua possibilità di esistere in modo autonomo al di là della relazione con il narcisista. Per questa ragione chi ha un disturbo pervasivo tende a manipolare l’altro per tenerlo legato a sé poiché sente che il suo valore né verrebbe svilito se l’altro non rimanesse a sua disposizione.

Quello che il narcisista non può dare è però un rapporto di scambio emotivo autentico perché non si conosce a fondo ed insegue sostanzialmente il potere sull’altro e non lo scambio affettivo.

Le persone affette da tale problematica nascondono una grande sofferenza inascoltata, sono molto sensibili e spesso molto intelligenti a livello cognitivo. Tali doti sono però utilizzate nel tentativo di difendersi strenuamente da un senso di fallimento e disvalore che è stato comunicato loro durante l’infanzia. Tali persone raramente hanno consapevolezza della loro patologia ed arrivano a formulare una domanda di aiuto.

NARCISISMO E SERIALITA’

Quello che caratterizza queste persone nelle relazioni è la serialità; poiché non sono in grado di amare se stesse, accettando anche la loro fragilità, non sono nemmeno in grado di amare gli altri e si nutrono continuamente di relazioni uguali con soggetti vittima che hanno il compito di alimentare la loro autostima.

Tali vittime sono generalmente persone con buone caratteristiche empatiche ed un buon grado di autonomia che suscitano nel narcisista dapprima ammirazione e poi una forte invidia per quello che lui non percepisce di avere. Dall’invidia nasce la necessità di danneggiare l’altro, di privarlo del suo valore per sentirsi allora meno sminuiti.

INVIDIA NARCISISTICA E RABBIA

In fondo, banalmente, il narcisista teme di non essere amabile per quello che è, per questo si affanna nel creare delle simulazioni di quello che crede che l’altro desideri da lui. Poiché la simulazione dopo un po’ viene svelata il senso di vuoto si ripropone e con esso la necessità di sminuire l’altro per “restare a galla”.

C’è una sorta di invidia che il narcisista prova poiché dentro di sé, da qualche parte sente di non avere accesso ad una vita piena ed emotivamente rilevante.  La rabbia inoltre per questo senso di privazione diventa un motore potente per contrastare il senso di vuoto.

IL MITO DI NARCISO

Nel mito Narciso è un giovane bellissimo che è alla continua ricerca di prede nel bosco; in realtà egli è alla ricerca perenne di se stesso ma non lo sa. Senza qualcuno o qualcosa che lo rispecchi non esiste e non puo’ sentirsi vivo ma questo rispecchiamento non è mai sufficiente per dargli un senso di pienezza di sé.

Narciso nasce mitologicamente da una violenza. Sua madre, Liriope, infatti, viene stuprata da Cefiso, una divinità fluviale. Il giovane, bellissimo, disdegna l’amore di tutti, addirittura di Eros in persona, poiché ama solo cacciare nel bosco. E’ quindi una figura violenta e solitaria che insegue continuamente una preda e che morirà quando, rispecchiandosi si innamorerà di se stesso e cadrà nell’acqua dove scorge il suo riflesso.

Così come per ogni patologia il sintomo cioè la serialità del cacciare una preda è sia malattia che tentativo di guarigione; Narciso come tutti cerca un modo di guarire e di trovare se stesso.

Lo fa nell’unico modo che conosce, quello che gli è stato insegnato, cercando di predare l’altro delle sue qualità e delle sue energie per sentirsi degno di amore. Lo fa riproducendo quegli stessi malati meccanismi che gli hanno impedito un rispecchiamento amorevole quando era un bambino indifeso e bisognoso di un affetto vero che non è mai arrivato.

Nel mito Narciso muore innamorato di sé o dell’immagine della sorella gemella da lui amata riflessa in una pozza d’acqua. Al posto del suo corpo le ninfe ritrovano un fiore bianco, il narciso appunto.

La morte dunque come punizione per la propria chiusura e vanità ma anche, e soprattutto, come possibilità trasformativa. Per trasformarsi in fiore, in una possibilità di sentimento per se stesso e per l’altro, Narciso deve fare i conti con il proprio vorace bisogno di rispecchiamento, quel rispecchiamento emotivo che tanto gli è mancato nella sua infanzia. Solo abbracciando metaforicamente quel vuoto depressivo il giovane può fare i conti con la propria immagine e con il bisogno dell’altro come fonte di nutrimento reciproco.

Morire quindi per rinascere più consapevole del proprio bisogno di amore e reciprocità, accettare di dipendere da qualcuno con il rischio di essere nuovamente ferito ed abbandonato.

NARCISISMO E SOCIETA’

Il disturbo narcisistico è molto diffuso oggi così come è anche diffusa una tendenza narcisistica molto spiccata nella nostra società e cultura. Il tema dell’apparire è dominante e risulta vincente rispetto a quello dell’essere in una società sempre più caratterizzata dall’immagine e dall’uso dei social come estensioni della nostra identità. Si può tranquillamente dire che il viviamo in una società narcisista e che tale problematica tocca profondamente ognuno di noi.

Sia i millenial che le vecchie generazioni fanno un uso profuso dei social e subiscono l’imperativo di apparire e di valere solo in base al proprio aspetto. Da questo vengono tagliati fuori invece gli anziani che spesso vivono tutto questo come senso di disagio, rifiuto ed isolamento. Ad ognuno il suo disagio e la sua difficoltà. I più fragili risultano comunque i giovanissimi che costruiscono la loro identità ormai attraverso i social incorrendo irrimediabilmente in problematiche narcisiste che li segnano profondamente.

Tutti, chi più chi meno, siamo coinvolti in tale patologia.