E alla fine siamo tutte un po’ Barbie…

LA TRAMA

In un mondo distopico e rosato una comunità di donne, le “Barbie” vive l’incanto di una vita perfetta e senza problemi, fatta di giornate tutte uguali e prive di pensieri.

Gli uomini i “Ken” sono tutti uguali, inutilmente muscolosi ed abbronzati, privi di sostanza e personalità, in un mondo, il “mondo di Barbie”, che è  popolato di donne impeccabili e splendidamente appropriate ai loro ruoli di donne manager, donne dottori, presidenti e tutto quando la società possa prevedere nell’ideale dell’emancipazione femminile.

Questo il prologo che la regista, Greta Gerwig,  propone per raccontarci un’avventura tutta al femminile, che ci offre lo spunto per parlare  di alcune tematiche psicologiche che caratterizzano le donne e il femminile in questa epoca. In questo articolo propongo una lettura junghiana dell’opera, una riflessione sul tema del femminile che riguarda la coscienza collettiva e con essa anche l’Inconscio collettivo.

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Il racconto dei racconti…una fiaba moderna

FIABA ED INCONSCIO
Scondo la psicologia Junghiana la fiaba ci parla delle problematiche psicologiche che caratterizzano una determinata epoca; in essa trova voce e forma l’Inconscio Collettivo che appartiene a una cultura o ad una determinata situazione storica.
Il Racconto dei racconti di Matteo Garrone è una rivisitazione di 3 fiabe, tratte dal libro Lo cunti de li cunti di Giambattista Basile, autore napoletano del XVII secolo. Il film è una favola moderna con l’energia e la potenza evocativa che solo l’inconscio collettivo può avere.
IL FILM
La prima storia narra di una regina sterile che desidera sopra ogni cosa un figlio; in parallelo compare la vicenda di  un re, padre distratto, ossessivo e ripiegato su se stesso; compare infine un re-satano, perso nei piaceri della carne ed inorridito dall’idea della vecchiaia, a cui fanno da contraltare 2 anziane filatrici che cercano di ritornare giovani.

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Da Santa Difna e al servizio I.e.s.a, una lettura analitica della leggenda della santa

PERDERE LA TESTA PER RITROVARE IL SENSO: Dalla leggenda di Santa Difna al servizio I.e.s.a.

di Erica Odasso ed Ezio Cristina

Articolo pubblicato sulla Rivista Fogli di informazione, terza serie n° 37/38 ANNO XLIII n°231/1323

Lo I.e.s.a è una pratica innovativa per fare fronte al disagio mentale e lottare contro lo stigma che, ancora troppo spesso, si accompagna con tale patologia. E’ presente in molti servizi di salute mentale e diffuso sul territorio italiano e mondiale. Santa Difna è la padrona di Geel, la città belga in cui tale pratica è nata e si è diffusa nei secoli a partire dal Medioevo. Un’analisi in chiave analitica di tale leggenda ci permette di ragionare su tale pratica, antica ma al contempo molto innovativa, e di condividere alcune rflessioni sul diasgio psichico. Secondo Jung in leggende e miti si ritrovano elementi dell’inconscio collettivo che contraddistinguono una data epoca ed un dato periodo storico. L’analisi in chiave analitica della leggenda che racconta come è nata la città di Geel ci parla di un metodo di riabilitazione di grande interesse in questo periodo storico.

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CONTRIBUTI DI PSICOLOGIA ANALITICA

LA PSICOLOGIA ANALITICA

La psicologia analitica nasce dall’opera di Carl Gustav Jung, medico e psichiatra svizzero allievo di Freud. Ben presto Jung si discosta dalle teorie freudiane perchè non concorda sull’idea che la libido sia un’energia esclusivamente sessuale.

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